Il Metodo di Manipolazione Fasciale è un ciclo di report dedicati all’approfondimento delle disfunzioni che più comunemente abbiamo incontrato nella pratica clinica, di come si presentano e di come possono essere curate con la Manipolazione fasciale. Professionisti del settore ci raccontano alcuni dei loro casi, descrivendo accuratamente la sintomatologia dei pazienti, il piano di lavoro adottato e i risultati raggiunti grazie al trattamento. Per motivi di privacy i nomi dei pazienti sono stati modificati.

FISIOTERAPISTA: Ghetti Francesco

Paziente maschio di 60 anni, si presenta in ambulatorio lamentando dolore al collo in sede posteriore che interessa entrambi gli emisomi, non riferisce traumi locali né recenti né remoti a livello del tratto cervicale. Una RX recente evidenzia una condizione artrosica delle faccette articolari delle vertebre ma di basso grado, non sufficiente per giustificare la sintomatologia dolorosa. Il dolore al collo è comparso 2 settimane prima dell’arrivo in ambulatorio ma già avvertito in precedenza, circa 10 anni prima; è un dolore lieve ma costante che viene esacerbato dalla posizione supina, mentre riferisce che si allevia leggermente durante la deambulazione. Durante l’intervista il paziente racconta di un intervento alla spalla, al tendine del sovraspinato, avvenuto circa 5 mesi prima. Oltre a questo, riferisce un altro dolore più lieve e saltuario a livello lombare, e un insolito calo di voce che ricorre da qualche mese.

Si decide così di indagare sulla componente internistica e il paziente alla domanda “Ha mai avuto polmoniti insistenti o resistenti o ricorrenti”, ci riferisce di aver contratto la TBC circa 30 anni prima che ha determinato un importante versamento pleurico a distanza di poco tempo. Inoltre, afferma di soffrire da circa 20 anni di colon irritabile.
A questo punto viene presa in considerazione l’ipotesi secondo la quale l’infezione respiratoria e il versamento pleurico hanno determinato l’instaurarsi di aderenze e tensioni alterate che dal viscere si sono via via compensate a livello muscoloscheletrico, quindi con un andamento della disfunzione di tipo viscero-somatico. Così si decide di trattare la sequenza viscerale con particolare attenzione sull’apparato respiratorio.
La verifica palpatoria ha riscontrato una maggior alterazione della catenaria AP sia a livello delle catenarie del tronco sia a livello di quelle di controllo. Sono stati trattati i punti più densificati di AN-ME-TH3, AN-ME-LU1, AN-ME-CP3 di destra e AN-ME-CL di sinistra.
Successivamente è stata fatta la verifica palpatoria sulle cerniere e sui tensori dell’arto superiore e sono emersi i punti del tensore AN-ME. Quindi sono stati trattati i punti IR-SC bilaterale e AN-ME-CA1 di destra.

In seconda seduta ci riferisce un leggero miglioramento, quindi si continua con il trattamento della catenaria AP; vengono trattati i punti di AN-ME-CA2 e IR-CU di sinistra. Poi è stato bilanciato il trattamento con i punti RE-ME-TH3, RE-ME-SC di sinistra che erano molto dolenti e densificati.

In terza seduta il paziente riferisce un netto miglioramento della sintomatologia dolorosa del segmento CL e inoltra afferma che da qualche giorno non ha più avuto cali importanti di voce. Viene concluso così il trattamento con i punti di AN-ME-CL di destra, AN-ME-TH1 e AN-ME-SC2 di sinistra e RE-CL di sinistra.

A due settimane di distanza dalla terza seduta i risultati erano ulteriormente migliorati e mantenuti.

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