Il Metodo di Manipolazione Fasciale è un ciclo di report dedicati all’approfondimento delle disfunzioni che più comunemente abbiamo incontrato nella pratica clinica, di come si presentano e di come possono essere curate con la Manipolazione fasciale. Professionisti del settore ci raccontano alcuni dei loro casi, descrivendo accuratamente la sintomatologia dei pazienti, il piano di lavoro adottato e i risultati raggiunti grazie al trattamento. Per motivi di privacy i nomi dei pazienti sono stati modificati.

FISIOTERAPISTA: Paola Pasquazzo

R.B., 45 anni, impiegato, ex-sport (ciclismo-running) fino a 3 anni fa, da 1 anno marcato aumento ponderale.
Da due anni lamenta frequenti episodi di dolore lombo-pelvico posteriore, che si manifesta e peggiora quando mantiene la posizione seduta per lunghi periodi (in genere oltre 2 ore, ma a volte sono  sufficienti 30 minuti). Compare anche dopo deambulazione prolungata o su terreno sconnesso. Migliora in decubito. È un sintomo noto da circa 8 anni ma aveva minore frequenza ed intensità, comparso senza una causa apparente. La flessione del busto è limitata con sensazione di forte rigidità lombare.
La riacutizzazione coincide con un cambio di mansione lavorativa, che ha comportato maggiore tempo in posizione seduta e stress.
Nel recente periodo di stop lavorativo il dolore è meno presente, ma il paziente riferisce da due mesi disfonia, faringite, necessità di schiarirsi continuamente la voce e a volte difficoltà a deglutire.

Dal colloquio emerge che “da sempre” (da almeno 27 anni) soffre di colon irritabile ed è soggetto a difficoltà digestive; circa 16 anni fa ha avuto problematiche renali (calcolosi), con qualche episodio minore l’anno successivo  e poi nessun’altra manifestazione; da 10 anni ha tosse secca serale, a cui non dà molto peso, ha notato che diminuisce quando è in vacanza. Analisi emato-chimiche regolari, non assume farmaci oltre ad antidolorifici al bisogno.

14 mesi fa ha riportato microfrattura alla base del 1metatarso del piede destro, in seguito a trauma banale, con difficoltà di recupero e dolenzia tuttora presente nella deambulazione e nella corsa. Inoltre 14 anni fa ha subito un trauma distorsivo al ginocchio destro, trattato con fisioterapia, con residui episodi di dolore durante periodi di attività fisica intensa.

Per la problematica lombare in questi 8 anni si è sottoposto periodicamente a varie terapie (fisioterapia/osteopatia/auto-trattamento) ma senza benefici duraturi.

Nel formulare l’ipotesi mi oriento sulla sequenza viscerale, per la presenza di diversi sintomi riconducibili agli apparati sia digerente (presenti da più tempo) che respiratorio, e per il fatto che i trattamenti mirati al solo apparato locomotore sono stati finora poco incisivi. Penso ad un compenso viscero-somatico. L’ipotesi secondaria riguarderebbe l’apparato urinario e l’aspetto psicoemotivo.

Nella verifica palpatoria a livello del tronco risultano attive sia la linea tensiva laterolaterale che quella obliqua. Le catenarie di controllo confermano la laterolaterale. Trovo attivi i punti a livello di cerniere e tensori distali degli arti inferiori, e alcuni punti associati.
Tratto i punti peggiori: anla th2 bi, anla cl1 bi, anla cp3 bi, anla pv2 dx, la ge dx, la cx sx, anla ta1 sx, an pe bi.

Rivedo il paziente dopo 9 giorni: riferisce una diminuzione dei disturbi a livello della gola, più evidente nei primi giorni dopo il trattamento. La moglie sostiene che durante la notte abbia russato meno. A livello lombare il paziente ha notato che in un viaggio in auto di un’ora e mezza ha avuto disturbi lievi; non ci sono state altre occasioni di riprodurre il MoDo.

Rivaluto, la verifica palpatoria riconferma la linea laterolaterale. Tratto i punti: anla th2 bi, anla lu2 dx, anla pv 2 dx, anla sc1 bi e anla sc2 dx, anla cx dx, an pe bi, rela pv bi, rela ta1 dx.
Al termine del trattamento il paziente riferisce minore sensazione di tensione a livello di gola e torace.
La prossima settimana riprenderà l’attività lavorativa e rivaluteremo la situazione.

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