Il Metodo di Manipolazione Fasciale è un ciclo di report dedicati all’approfondimento delle disfunzioni che più comunemente abbiamo incontrato nella pratica clinica, di come si presentano e di come possono essere curate con la Manipolazione fasciale. Professionisti del settore ci raccontano alcuni dei loro casi, descrivendo accuratamente la sintomatologia dei pazienti, il piano di lavoro adottato e i risultati raggiunti grazie al trattamento. Per motivi di privacy i nomi dei pazienti sono stati modificati.

Il Case report di oggi è dedicato alla cura della lombalgia, ce ne parla Anna B., fasciaterapeuta:

«Si presenta allo studio Martina, una signora del 1968 con problematiche di lombalgia molto acuta. E’ una impiegata di banca e nel tempo libero si dedica alla camminata in collina. La paziente lamenta da inizio Settembre ’18 una lombalgia ad eziologia non nota: nessun trauma ne meccanismo scatenante acuto dal quale dedurre un meccanismo diretto, solamente una attività che svolge comunemente tutti i giorni. Il dolore varia nella giornata da un valore pari a zero a picchi di 7/10 della VAS.

La rotazione del tronco e la posizione seduta sono costantemente le situazioni più dolorose per Martina. Chiedo quindi se a livello delle ginocchia o delle anche vi sia una dolorabilità attiva al momento. La paziente riferisce di non aver nulla in questo periodo ma di aver subito nel passato di una forte distorsione alla caviglia destra (1981).

Continuando ad indagare la componente motoria prossimale alla struttura lombare domando se in zona toracica o delle scapole vi sia una dolorabilità attiva ma anche in questo caso mi riferisce di non aver avuto nulla nell’ultimo mese e mezzo se non alcune problematiche di cervicalgia (cosa che le accade in maniera abbastanza ricorrente da cinque anni a questa parte in associazione a fenomeni vertiginosi acuti 2013).

In mancanza di grossi eventi traumatici locali (sebbene la distorsione dell’81 sia un buon elemento di lavoro) comincio quindi ad indagare nel suo passato riguardo ad episodi patologici viscerali della zona addominale/toracica. La paziente subito mi riferisce di dolorabilità a livello dorso-lombare da alcuni anni (NND) ma riferendosi specificatamente ad un episodio di forte calcolosi renale avvenuto nel 2015. Il grosso calcolo ha richiesto un intervento immediato di onde d’urto in quanto stava ostruendo il deflusso delle urine alla vescica. Alvo e diuresi nonostante ciò allo stato attuale sono regolari e in assenza di coliche addominali.

Alla richiesta se avesse eseguito ulteriori indagini radiologiche/diagnostiche in passato mi viene riferito di una diagnosi di scoliosi lieve nel ’79: il ricorso alla RX mi fa presumere lo stato di necessità all’esecuzione della stessa e quindi uno stato doloroso che la paziente probabilmente non ricorda (di conseguenza un episodio doloroso vertebrale importante non ben determinato da un trauma che precede la distorsione della caviglia).

Una ECO CARDIO con prolasso della valvola mitralica (data non determinata) e una gastroscopia per problematiche correlate allo stomaco che rileva una ernia iatale alla quale associano i sintomi di dolorabilità a livello gastrico.

Al test della mobilità rilevo che la paziente fatica molto a flettersi anteriormente, principalmente da seduta, con forte dolore al ritorno dalla flessione. Il dolore è abbastanza forte anche alla estensione della lombare sempre in posizione seduta. Le rotazioni e le inclinazioni del tronco sono molto limitate dalla dolorabilità dello stesso e probabilmente anche dalla paura di percepire il dolore stesso.

Considerato ciò ipotizzo (data la RX eseguita nel ’79) la presenza di una problematica viscero-somatica. Visti i vari problemi con Valvola mitralica prolassata e calcoli renali mi verrebbe da indagare la componente ACI, AUN e quindi la sequenza Vascolare.

Analizzando le catenarie LU risulta subito lampante la presenza di una fortissima dolorabilità su AN-ME LU 2, 1 DX e SX, al punto tale che la paziente cerca di togliermi la mano dal punto in esame (palpazione con polpastrelli). Le altre componenti: IR, AN-LA sono assolutamente asintomatiche. Procedo poi nell’analisi di PV1** e PV2*, TH1* tutte poco rilevanti. Dei punti di controllo sono dolenti le AN-ME CP1 e assenti di dolore le altre componenti (IR, AN-LA) quindi decido si analizzare a sua volta i Tensori posteriori. A differenza di quanto mi aspettavo trovo positivi LU RE-LA**.

Ai tensori delle gambe do (forse erroneamente) poca importanza dato che i sintomi li manifesta principalmente da seduta. Ciò nonostante posso constatare che risulta molto dolente la AN-ME di entrambe le TA. Istruisco la paziente riguardo al trattamento e alle finalità/modalità dello stesso (componente dolorosa e tempi di trattamento).

Procedo quindi al trattamento delle dolorabilità LU1 e 2 in AN-ME e RE-LA, trattandoli a rotazione fino ad esaurimento del dolore stesso. Al controllo dei punti su CL e TA non percepisco più rigidità ne dolore. Fisso quindi un appuntamento a 7 giorni ed educo la paziente sulla gestione della dolorabilità post-trattamento (2-3 gg, se possibile evitare di assumere FANS, movimento come sempre).

A distanza di 7gg la paziente ritorna e riferisce di aver avuto una remissione dei sintomi molto veloce (la sera stessa) e due giorni dopo per i punti trattati. Alla valutazione dei punti dolenti non manifesta nessuna dolorabilità. Chiudo quindi il percorso di trattamento rendendomi disponibile per ulteriori situazioni di dolorabilità che non si sono mai presentate.

Il trattamento di Manipolazione Fasciale ha permesso di curare i dolori di Martina in due sole sedute, risolvendo del tutto i problemi di lombalgia di Martina».

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