Il Metodo di Manipolazione fasciale è un ciclo di articoli dedicati all’approfondimento delle disfunzioni che più comunemente abbiamo incontrato nella pratica clinica, di come si presentano e di come possono essere curate con la Manipolazione fasciale. Professionisti del settore ci raccontano alcuni dei loro casi, descrivendo accuratamente la sintomatologia dei pazienti, il piano di lavoro adottato e i risultati raggiunti grazie al trattamento. Per motivi di privacy i nomi dei pazienti sono stati modificati.

L’articolo di oggi è dedicato allacervicobrachialgia, ce ne parla Tiziano Brunacci, fisioterapista di Mantova.

«Cristina ha 46 anni e un lavoro sedentario, quando viene in ambulatorio ha già una diagnosi fisiatrica di cervicobrachialgia e soffre per un dolore alla spalla destra e alla parte posteriore del collo che da circa un anno si presenta in modo discontinuo senza evidenti cause scatenanti. Da circa una settimana il dolore è aumentato, divenendo insopportabile (vas 9) e limitante per la mobilità del braccio; Cristina ha provato con il fisiatra un ciclo di tecarterapia che però ha solo diminuito leggermente il dolore al tratto cervicale, lasciando invariato quello alla spalla.

Ascolto la sua storia clinica e personale dalla quale emergono cefalee ed emicranie ricorrenti e molto forti (vas 8) sempre trattate con fans, degli analgesici periferici. Al momento della visita Cristina ha una cefalea più leggera (vas 5) e non presenta altri dolori; non ha subito traumi né interventi chirurgici.

Le verifiche motorieidentificanoil piano frontale come il più compromesso, con una mobilità della spalla in lateroflessione molto limitata (massimo 95°); la verifica palpatoria conferma quanto ipotizzato e permette di identificare come coinvolto anche il piano orizzontale.

Dopo queste valutazioni preliminari ipotizzo che la cervicobrachialgia di Cristina possa essere trattata tramite Manipolazione Fasciale con l’obiettivo realistico di ridurre la sintomatologia dolorosae portare a un veloce recupero della mobilità segmentaria.

Decidiamo di procedere con il trattamento; mi concentro inizialmente sulle sequenze di latero, trattando i punti la-cl, la-hu e la-cuper arrivare gradualmente a trattare il punto maggiormente coinvolto la-sc.
Continuo il trattamento concentrandomi questa volta sui centri di coordinazione della sequenza di medio (me-sc, me-hu e me-cu), risultati significativi durante la verifica palpatoria.

Alla fine del trattamento il paziente è sollevato, la verifica motoria mostra un netto miglioramento del sintomo doloroso, che da 9 è sceso a 4 sulla scala VAS, e una più ampia mobilità articolare, passata da 95° a 140°.

Fissiamo un appuntamento a distanza di cinque giorni e, quando Cristina torna in studio, notiamo che i risultati ottenuti durante la prima seduta sono stati mantenuti e addirittura il sintomo doloroso si è ridotto ulteriormente; decido quindi di procedere lavorando sul piano orizzontale, che risulta ora quello più compromesso. Mi concentro sui centri di coordinazione di ir-sc, er-sc e er-hu.
Al test motorio di fine trattamento la mobilità articolare è migliorata ancora, arrivando quasi ai massimi gradi in assenza di dolore.

Do a Cristina un appuntamento telefonico dopo dieci giorni per verificare i risultati del trattamento e, al controllo, lei mi riferisce di essere soddisfatta, sta bene, non sente più dolore e ha ripreso tutte le sue normali attività.

Il trattamento di Manipolazione Fascialeha portato a un ottimo risultato, ha permesso con sole due sedute di migliorare un doloremolto intenso che si ripresentava in maniera ricorrente da un anno, permettendo un rapido ripristino della normale mobilità articolare e in definitiva curare la cervicobrachialgia della paziente».

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